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Recueil d'articles et d'interviews de Federico Marchetti
MODA E BEAUTY
Federico Marchetti: alla corte del Principe Carlo per rendere la moda più sostenibile
di Giulia Mattioli
Foto di Hong Nguyen
La Sustainable Markets Initiative Fashion Taskforce presenta il Manifesto per la moda rigenerativa, una serie di impegni concreti che tracciano un collegamento tra il nostro guardaroba e la biodiversità. Federico Marchetti, a capo della ‘missione’, ci ha raccontato la sua visione, ampiamente condivisa dal Principe del Galles.
Alla riunione del World Economic Forum tenutosi a Davos nel 2020, Sua Altezza Reale il Principe Carlo ha lanciato un importante progetto legato alla sostenibilità nella moda. Si chiama Sustainable Markets Initiative, e persegue l’obbiettivo di indirizzare la moda verso un futuro più green, dando il via ad iniziative che coinvolgano tutti i diversi settori del mondo fashion. Oggi, attraverso la Fashion Taskforce guidata da Federico Marchetti, SMI ha rivelato il Manifesto per la moda rigenerativa, ufficializzando una serie di impegni concreti che contribuiscono alla transizione in ottica sostenibile.
“Da imprenditore tecnologico prestato alla moda negli ultimi 21 anni, avevo ben chiaro quale fosse il mio ruolo: accelerare la sostenibilità tra i brand di moda attraverso l’innovazione e la tecnologia”, ci ha raccontato l’imprenditore italiano.
Alla corte del Principe Carlo
Facciamo un passo indietro: come è nata l’alleanza con Sua Altezza Reale? Federico Marchetti ripercorre divertito il percorso a tappe che lo ha portato a diventare un prezioso collaboratore del Principe del Galles. “Il Principe, a modo suo, parla di sostenibilità da 50 anni: il suo primo discorso sull’ambiente lo ha fatto nel febbraio del 1970, cioè un anno dopo la mia nascita. Non avrei mai immaginato di diventare il suo ‘consigliere personale’ per quanto riguarda la sostenibilità nella moda: sono un romagnolo di origini medio-piccolo borghesi, non c’entravo niente con quel mondo”.
Invece, accade che, dopo un lungo percorso nell’imprenditoria, il fondatore di Yoox nel 2015 inaugura a Londra un gigantesco hub tecnologico targato Ynap (Yoox Net-a-Porter Group), in piena controtendenza rispetto all’effetto Brexit che stava facendo fuggire tutte le aziende dalla capitale britannica. “Questo ha suscitato la curiosità del Principe, si dev’essere chiesto ‘ma chi è che apre qualcosa quando tutti i marchi se ne stanno andando via?’. Lo abbiamo quindi invitato a visitare il nostro tempio dell’innovazione e lì ci siamo incontrati”.
In quell’occasione “Abbiamo capito che avevamo delle passioni in comune: una è la sostenibilità, e l’altra è l’educazione (in Yoox è stata il pilastro della nostra strategia sociale). È nata una sorta di empatia tra di noi: mi ha invitato in Scozia nel suo castello, erano tutti vestiti con il kilt e con le cornamuse, io ero l’unico italiano non in kilt”, racconta divertito. “Mi ha chiesto di pensare a un progetto da fare insieme, qualcosa che avvicinasse l’Italia e la Grand Bretagna, anche in un’ottica di unione dei popoli, visti questi anni di divisioni”. Così è nato il progetto Modern Artisan, una collezione di moda iper-sostenibile (definizione dell’imprenditore) realizzata da studenti italiani, inglesi e scozzesi. Il successo è stato enorme, conferma Marchetti, e ha portato Carlo ad aumentare la stima nei suoi confronti.
“Il principe, entusiasta, mi ha chiesto di entrare nella sua Taskforcededicata alla moda sostenibile e di guidarla. E ovviamente ne sono stato onorato. Ho la possibilità di aiutare il settore della moda e al tempo stesso di aiutare il pianeta, sperando che diventi un posto migliore per i nostri figli”.
A monte e a valle della sostenibilità
“Ho avuto due idee, due visioni: una era a monte della catena produttiva, l’altra a valle”. Il primo obbiettivo è stato il Passaporto Digitale, uno strumento pensato per i clienti finali, che sono “A valle della catena del valore della moda”. Presentato nell’ottobre del 2021 in occasione del G20 di Roma, a cui partecipava anche il Principe Carlo, il Passaporto Digitale è uno strumento tecnologico che garantisce la trasparenza nella catena produttiva, utile ai clienti per avere garanzie di sostenibilità sui loro acquisti di abbigliamento. “Con mia grandissima soddisfazione una decina di giorni fa la Commissione Europea ha annunciato l’introduzione di un passaporto digitale per il tessile. Sono molto contento, abbiamo fatto da apripista”.
L’altra ‘visione’, è quella che riguarda la moda rigenerativa. “Un progetto che va a monte della catena del valore, all’origine di tutto, che riguarda la provenienza dei materiali, il modo in cui sono prodotti, come impattano sul territorio”, prosegue l’imprenditore. “L’idea è quella di rigenerare questi territori in giro per il mondo che a forza di iper-sfruttamento sono stati degradati”.
A valle il passaporto, a monte la moda rigenerativa: “Sono i due estremi della catena del valore che in verità non fanno altro che toccarsi, e tra qualche anno potrebbero anche convergere, perché nulla vieta che le informazioni sull’origine dei materiali, sul suolo, sul territorio in cui sono stati prodotti finiscano sul passaporto digitale. Ho cominciato dagli estremi, che poi si toccano”.
Mentre ‘sostenibile’ può voler dire tante cose, a volte molto vaghe, progetti come il passaporto digitale e la moda rigenerativa sono esempi molto concreti, riflette l’imprenditore. “Fra l’altro li abbiamo sviluppati in tempi molto brevi, circa un anno: le cose si possono fare subito, e non solo nel 2030”, sottolinea.
Il Manifesto per la moda rigenerativa nasce in collaborazione con la Circular Bioeconomy Alliance (CBA), altra istituzione fondata dal Principe di Galles per unire il mondo della finanza alle aziende che operano sulla base di principi bio ed etici. CBA è guidata dallo scienziato e direttore dell’Istituto Forestale Europeo Marc Palahi. “Ho voluto unire le forze a quelle di uno scienziato perché avevo bisogno di aggiungere delle competenze specifiche per portare tutti i membri della Taskforce ad un livello di eccellenza”, spiega Marchetti.
Un laboratorio di moda rigenerativa sull’Himalaya
Tutti i membri della Taskforce hanno preso l’impegno di avviare un progressivo cambiamento verso la moda rigenerativa, favorendo un tipo di produzione che reintegra ciò che preleva dal territorio, attraverso un’industria biologica e circolare, inclusiva, con effetti positivi sul clima e la natura. I territori rigenerativi, appena creati o restaurati, saranno la base per questo cambiamento: si tratta di luoghi resilienti e ricchi di biodiversità, in cui si produce cibo, energia, biomateriali e servizi da cui gli ecosistemi traggono beneficio. Inoltre, le pratiche rigenerative danno potere alle comunità locali e indigene, sostenendone l'economia nel rispetto dei loro diritti.
L'Himalayan Regenerative Fashion Living Lab è il primo progetto sviluppato secondo i principi e le ambizioni del nuovo Manifesto. Un programma di investimenti di 1.000.000 di euro, volti a ripristinare la fauna selvatica e l’agricoltura sostenibile in un’area dell’Himalaya dove il paesaggio è in stato di degrado a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse. L’iniziativa mira inoltre a recupere le competenze tradizionali dell’artigianato tessile, per contribuire alle economie locali basate su cashmere, cotone e seta.
Il lavoro inizierà il mese prossimo con l’aiuto sul campo di Reforest’Action e della Fondazione Balipara. “Il progetto pilota rappresenta un impegno concreto. Sia a me che al Principe piacciono le persone che mettono in campo i fatti più delle parole. Dobbiamo far vedere a tutti che non ci limitiamo a parlare di moda rigenerativa, vogliamo mostrare come farla”.
“Quello dell’Himalaya è il primo di una lunga serie di progetti in giro per il mondo. È un luogo sacro, se vogliamo anche simbolico da cui partire, dove la produzione del cashmere, della seta e del cotone ha degradato diversi territori a causa dello sfruttamento intensivo”. Il progetto prevede il coinvolgimento dei contadini, degli allevatori, degli artigiani locali, prosegue Marchetti. “Vorremmo contribuire a ricreare un’armonia tra il suolo, la popolazione locale, gli animali, le piante, in modo che i brand possano utilizzare dei materiali che hanno questo equilibrio al loro interno anziché essere originati dall’iper-sfruttamento”.
Il futuro della moda è sostenibile?
Il futuro della moda è sostenibile? Il settore si sta muovendo nella direzione giusta? Marchetti, che nella sua carriera ha dimostrato più volte di saperci ‘vedere lungo’, crede di sì: “Penso che nel mondo della moda siamo tutti molto pronti. Non ho fatto fatica a convincere nessuno ad aderire al Manifesto, tutti quelli che sono stati invitati hanno accettato con grande gioia di far parte di questaTaskforce. Ho visto amministratori delegati molto motivati e molto convinti che questa è la strada da percorrere”.
“Il mio ruolo è stato quello di far vedere alcuni traguardi, di indicare una possibile direzione per il futuro della moda: l’innovazione è contagiosa, così come tutto quello che riguarda la sostenibilità”, conclude l’imprenditore. “È già un successo che tutti abbiano aderito al Manifesto, la collaborazione è stata meravigliosa, e non era affatto scontata, hanno fatto tantissimo e per questo li ringrazio. C’è predisposizione, c’è apertura e c’è voglia di fare le cose”.
Pubblicato su Moda.it