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Vanity Fair

«Una giornata a Ravenna con re Carlo, non solo un uomo di grande intelligenza, ma anche un uomo di cuore»

di Federico Marchetti

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Foto di Chris Jackson/Getty Images

Federico Marchetti, presidente della Fashion Task Force, e grande amico di Re Carlo, racconta, in esclusiva, la sua giornata particolare a Ravenna con i reali, alla scoperta delle bellezze e della storia straordinaria di questa città, dove è nato e cresciuto

Quando prima di Natale ho ricevuto la lettera di Re Carlo (ci scambiamo molte lettere scritte a mano) in cui mi raccontava che avrebbe scelto Ravenna come seconda e ultima tappa della sua visita di Stato in Italia, ho provato una gioia immensa. È la mia città natale, un luogo cui sono legatissimo, dove vive mia madre di ottantasei anni e abitano i miei amici di infanzia. E non poteva esserci chiusura migliore dopo Roma per questo suo viaggio ufficiale.

Ravenna è un gioiello fuori dai circuiti turistici più affollati, e sono felice che Sua Maestà, uomo coltissimo, appassionato d’arte e grande esteta, l’abbia voluta godere in tutta la sua bellezza con la Regina Camilla al suo fianco, celebrando insieme vent’anni di matrimonio.

Un tempo capitale dell’Impero Romano d’Occidente, oggi la città custodisce un’eredità culturale straordinaria: otto siti riconosciuti dall’UNESCO, mosaici bizantini di incomparabile splendore, legami profondi con grandi nomi della letteratura e una cucina che racconta l’anima della Romagna con la piadina protagonista. Senza dimenticare che, negli anni recenti, Ravenna e l’Emilia-Romagna sono state messe alla prova da eventi estremi legati al cambiamento climatico, tra cui le devastanti alluvioni del 2023 e del 2024, di cui ho periodicamente informato il Re nelle mie lettere. Lui, da sempre attentissimo ai temi della sostenibilità, ha voluto toccare con mano anche questo aspetto durante la visita, parlandone con gli agricoltori colpiti dalla furia dell’acqua.

A spasso per la città alla scoperta dell’ottava meraviglia del mondo.
Quando il sovrano, dopo essere atterrato a Forlì, è arrivato a Ravenna in Piazza San Francesco dove ho un appartamento, è passato proprio sotto la mia finestra. C’era tutta la mia famiglia ad aspettarlo: avevamo appeso le bandiere inglese e italiana al balcone. Un’immagine che non dimenticherò mai, mi sembrava l’arrivo del transatlantico Rex (non a caso!) nel film Amarcord di Federico Fellini vincitore dell’Oscar nel 1975 e che io ho fatto restaurare in versione digitale insieme alla Cineteca di Bologna.

La mia principale missione durante la visita di Re Carlo a Ravenna, in accordo e stretta collaborazione con l’Ambasciatore e il Console Britannico in Italia, è stata quella di accompagnarlo alla scoperta dei mosaici di cui gli avevo tanto parlato nel corso della nostra lunga e profonda amicizia e collaborazione. Insieme a noi, a fare da guida, c’era la professoressa Cristina Carile, coordinatrice del Corso di Laurea Magistrale in Beni archeologici, artistici e del paesaggio presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, e una delegazione religiosa rappresentata dall’arcivescovo di Ravenna e da altri sacerdoti.

Che felicità osservare il sovrano apprezzare estasiato gli incredibili mosaici della Basilica di San Vitale, di cui aveva sicuramente letto i dettagli nel libro “Ravenna”, scritto da Judith Herrin, che gli avevo regalato alcuni anni fa. A Ravenna, la luce si fa pietra, l’oro diventa narrazione. I suoi mosaici, tra i più affascinanti al mondo insieme a quelli di Istanbul, parlano a chi li sa guardare. E il sovrano è rimasto letteralmente incantato di fronte a tanta maestosità. Re Carlo ha detto che era un sogno che coltivava da tantissimi anni. Un desiderio che finalmente si è realizzato. Devo ammettere che anch’io mi sono emozionato, ancora una volta. Succede sempre, ogni volta che sono qui.

Prima di portarlo al Mausoleo di Galla Placidia, Re Carlo ha avuto un incontro speciale con gli studenti della scuola del mosaico. Il sovrano ha fatto il gesto simbolico di aggiungere personalmente l’ultima tessera a un mosaico contemporaneo creato dai ragazzi e dalle ragazze. Un segno tangibile del suo costante impegno verso la formazione dei giovani e della sua connessione con l’arte, che è un filo conduttore in tutta la sua vita.

Al Mausoleo di Galla Placidia, si è emozionato nuovamente: è un luogo che sprigiona spiritualità, luce, arte, bellezza assoluta. Può essere definita a ragione l’ottava meraviglia del mondo, e lui, da vero amante della cultura, ne è rimasto letteralmente rapito. È stato un momento molto intimo, in cui ha provato un’emozione fortissima. Eravamo rimasti in pochissimi e abbiamo chiuso le tende affinché non entrasse la luce, per godere appieno dell'oro delle stelle del mosaico.

Il fatto che io sia stato lì, tra quei mosaici della mia città da cui sono partito a diciotto anni per andare a studiare a Milano senza più tornare permanentemente, e che ora anche Re Carlo con cui lavoro vi faccia visita… è qualcosa che ha davvero un sapore magico. Ho sempre pensato che la mia vita fosse come un mosaico: ogni scelta, ogni progetto, ogni luogo del cuore è stata come una piccola tessera che, nel tempo, è andata a comporre un disegno più grande, armonico e preciso. Non ho mai agito per caso: anche quando mettevo una tessera alla volta, avevo ben chiara nella mente la visione d’insieme, la meta finale del mio viaggio. Bisogna saper sognare in grande, ma avere la pazienza dell’artigiano come racconto nel mio libro Le avventure di un innovatore (l’edizione inglese intitolata “The Geek of Chic” sarà pubblicata in America il prossimo 9 settembre).

Il tour reale prevedeva anche un’altra tappa importante, la visita alla tomba di Dante. Ancora oggi conserva le spoglie del Sommo Poeta, che proprio qui visse gli ultimi anni della sua esistenza, dopo l’esilio, portando a compimento la sua immortale Divina Commedia ed in particolare il Paradiso. Nel corso della visita è stata letta una preghiera di San Bernardo. È una preghiera colma di fiducia nell’intercessione della Vergine, citata nella "Divina Commedia" di Dante Alighieri, precisamente nel canto XXXIII del Paradiso, dove San Bernardo fa da guida spirituale a Dante nel suo incontro finale con Dio attraverso la contemplazione di Maria.

Dante dimostra di conoscere la tecnica del mosaico: in una similitudine parla di una foglia d’oro tra due vetri, descrizione esatta della tessera dorata dei mosaici. Probabilmente, durante le soste nelle basiliche, ebbe modo di raccogliere tessere cadute ed esaminarle, dato che all’epoca i mosaici erano in condizioni di conservazione molto più precarie.

Un uomo del Rinascimento con scarpe indistruttibili…
Con Re Carlo formiamo una “strana coppia”: io porto l’innovazione, lui il potere della sua influenza diplomatica e culturale. Due visioni che si intrecciano, come le tessere di un mosaico. E non è un caso se ci siamo ritrovati proprio a Ravenna, tra le meraviglie di un’arte antica che celebra la durata e il senso del tempo. Anche il nostro abbigliamento aveva un messaggio preciso cucito addosso, testimonianza della nostra amicizia e degli interessi che ci uniscono nel segno della sostenibilità.

Io ho messo il mio vecchio completo doppiopetto, firmato da un altro “re” (Armani), per cui lavoro, sovrano assoluto della moda italiana, con le spillettine appuntate al bavero della giacca che raccontano il mio percorso: quella da Cavaliere del Lavoro, onorificenza ricevuta dal Presidente Mattarella nel 2017, e quella della King’s Foundation di cui sono membro del consiglio di amministrazione. Avevo indossato per la prima volta questo capo senza tempo nel 2016 al numero 10 di Downing Street. Un abito che ha viaggiato con me, testimone silenzioso di incontri, idee e visioni.

Re Carlo era elegante come sempre, con un abito sartoriale che probabilmente porta da anni, magari da decenni. Perché lui è così: uno che della longevità dei capi d’abbigliamento fa un valore, uno stile di vita. Un precursore autentico della sostenibilità. In fondo la nostra collaborazione è nata proprio in questo modo, dall’amore per la sostenibilità. La prima volta che ci siamo incontrati era il 2017, otto anni fa. Allora stavo per inaugurare per la mia azienda, YOOX Net-a-Porter, un centro per l’innovazione tecnologica a Londra, con oltre mille ingegneri, data scientist e specialisti in intelligenza artificiale. Mi era sembrato naturale, e visionario, invitare l’allora principe Carlo tramite il British Fashion Council. E lui, incredibilmente, accettò e venne con Camilla, duchessa di Cornovaglia. Quell’incontro cambiò tutto. Alla fine della visita ci ritrovammo a parlare… di scarpe. Le sue erano consunte, ma in modo affascinante: le aveva da trent’anni. Le mie, un paio di indistruttibili John Lobb, ne avevano “solo” dieci. Da lì partì una conversazione intima e profonda sul valore del tenere le cose a lungo, della qualità che dura, della cura. “Buy less, buy better”, mi disse. È il suo mantra da sempre e anche il mio.

In tema di sostenibilità e di scelte green, lui ha precorso i tempi parlandone per la prima volta cinquantacinque anni fa, nel 1970, durante il suo primo discorso sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Nessuno conosceva questi temi allora, e in molti lo deridevano. Ma oggi è evidente: Re Carlo è stato un vero pioniere della sostenibilità, ben prima di Bill Gates o di qualsiasi altro leader globale. Mi ricordo sempre che durante una passeggiata insieme al Re nei giardini di Birkhall, in Scozia, lui conosceva ogni pianta per nome, con una competenza e una naturalezza incredibili. Lì c’è anche un angolo d’Italia: un abete rosso di Panareggio, è stato uno dei miei ultimi regali di Natale. Li chiamano alberi di risonanza, perché esaltano il suono. Pare che lo stesso Stradivari si recasse nella «foresta dei violini» per scegliere personalmente il legno delle casse armoniche.

Un Re generoso.
Non è solo un uomo di grande intelligenza, ma anche un uomo di cuore. Durante questa visita a Ravenna, come accennavo, ha voluto incontrare personalmente agricoltori e cittadini in Piazza del Popolo. Tutto il suo team gli aveva preparato un programma serrato, ma lui non si è mai tirato indietro. Ha voluto parlare direttamente con la gente, ascoltare, capire. La sua generosità, non solo nei confronti di chi lo circonda, ma anche verso le persone comuni, è straordinaria. Re Carlo è, senza dubbio, un filantropo genuino. È sempre stato profondamente interessato al benessere della gente, a cui non fa mai mancare il suo sostegno, anche nei momenti più difficili. Mi colpisce sempre.

Il sovrano e il Sangiovese: un bicchiere di tradizione romagnola.
La visita nella mia città si è conclusa con una celebrazione in piazza del Popolo della cucina tradizionale dell'Emilia-Romagna, dello Slow Food e dei prodotti di eccellenza della regione, all’interno di un festival gastronomico in piazza del Popolo. Il Re ha assaggiato alcune specialità romagnole accompagnate da un bicchiere di Sangiovese, patrimonio nazionale. E, devo ammettere, che è stato davvero divertente vedere come il sovrano si sia lasciato conquistare dal sapore autentico della nostra terra, in tutta la sua semplicità e ricchezza. In Piazza del Popolo c’era anche la Regina Camilla. Il team mi ha detto che la regina desiderava incontrarmi per salutarmi, un gesto di gentilezza che mi ha profondamente onorato.

Tra i valori condivisi che questa visita ha voluto sottolineare, c’è anche l’amore per la gastronomia italiana, un tema che Re Carlo aveva già dimostrato di apprezzare lo scorso febbraio, durante una cena “Slow food, Slow fashion” a Highgrove Gardens, dove siedo nel consiglio di amministrazione. Un aneddoto che mi piace ricordare è quello del G20 del 2021, quando il sovrano venne in Italia. Decisi di portargli un tartufo bianco di Alba, una vera primizia. Ho fatto i salti mortali per trovarlo, correndo a Roma con una borsa frigo che mi ricordava un po’ quella che mia madre mi dava affettuosamente nei primi anni di università, con dentro i cappelletti. Il risultato? Carlo ne è rimasto estasiato e mi ha scritto una lettera per ringraziarmi, dicendomi quanto gli fosse piaciuto.

Carlo adora la buona cucina, anche se vi svelo un piccolo segreto: lui cena solo alla sera, mentre a mezzogiorno si limita a un centrifugato di frutta e verdure. Ma per questo viaggio in Italia, ha forse deciso di allentare un po’ le regole. Come si fa a resistere davanti al cibo romagnolo? Impossibile!

Al servizio di Sua Maestà.
Il sovrano mi considera la sua “secret weapon italiana”, è così che mi chiama spesso scherzosamente: zero chiacchiere, solo azione e risultati tangibili. Stiamo lavorando su progetti sempre più ambiziosi, dalla moda sostenibile e trasparente con il passaporto digitale alla promozione di un’agricoltura bio-rigenerativa, con il progetto di Armani in Puglia, per la coltivazione di cotone senza fertilizzanti chimici e in agroforestazione, e con il progetto del cashmere sull’Himalaya di Brunello Cucinelli. Un momento significativo per me è stato lo scorso 21 novembre, quando una t-shirt realizzata da Armani, e una stola di Cucinelli, sono state donate a Re Carlo a St. James Palace: simboli concreti nati da queste iniziative di agricoltura rigenerativa che ho co-ideato come presidente della Fashion Task Force voluta dal sovrano all’interno della Sustainable Markets Initiative.

Recentemente, la Task Force ha accolto due nuovi membri: Diesel e HModa, che riunisce le migliori aziende manifatturiere. Con questi ingressi, siamo ora al fianco di importanti brand, impegnati nella trasparenza della filiera e nella promozione di un sistema più sostenibile. La King’s Foundation, di cui sono uno dei pochi “trustee”, celebrerà il suo 35° anniversario quest’anno con una serie di eventi importanti, insieme ai suoi ambassador David Beckham e Sienna Miller. I nostri progetti futuri con Re Carlo saranno sempre orientati all’innovazione, all’ambiente, alla cultura. Ogni passo che facciamo insieme è un tassello in più nel mosaico di un futuro più verde, più giusto, più bello.

Pubblicato su Vanity Fair

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