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​D la Repubblica

The Modern Artisan Project

di Gloria Riva, febbraio 1, 2020

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Foto di Mike Wilkinson

Gillian aziona il pedale della macchina da cucire. È molto concentrata, con le mani salde sul banco che uniscono un drappo di seta e un soffice cashmere. “I rudimenti del cucito li ho imparati al college, ma l’alta sartoria è tutt’altra cosa”. Ha 25 anni Gillian Martin, gli occhi blu, i capelli corvini e la pelle bianchissima: viene da un piccolo villaggio del nord della Scozia e ha studiato moda a Glasgow. Dopo il diploma, un colpo di fortuna: il Principe Carlo cerca sei giovani artigiani interessati a trascorrere quattro mesi di tirocinio al Textile Centre di Dumfries House, che si trova in una delle zone più remote della Scozia, per un progetto di sartoria di lusso. “Ho passato la selezione ed eccomi qui. Stiamo imparando a cucire a macchina, affinando la tecnica del taglio. La produzione entrerà nel vivo fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, l’intera collezione dovrà essere pronta per giugno. Non mi spaventa tutto questo lavoro, per me è un sogno che s’avvera: la mia prima collezione di abiti.

Andrea De Matteis, studente di Design della moda al Politecnico di Milano, ha trascorso l’estate al laboratorio della Bovisa (altra sede dell’ateneo milanese) per dare vita ai prototipi della stessa collezione di Gillian. I disegni sono stati creati seguendo l’analisi dei big data elaborati dal colosso del fashion Yoox Net-A-Porter, che vende abiti online in 18 paesi, tiene traccia delle preferenze e dei gusti dei clienti, elabora le informazioni e le sfrutta per realizzare capi di abbigliamento.

Gillian e Andrea, l’una in Scozia l’altro in Lombardia, lavorano alla medesima collezione made in Europe. Il progetto si chiama The Modern Artisan, ed è il frutto dell’incontro fra il genio creativo di Federico Marchetti, fondatore di Yoox, e l’amore per la Scozia del principe Carlo. Qualche mese fa “ci siamo visti al nostro tech hub di Londra. Il principe del Galles, in visita ufficiale, era rimasto affascinato dalla dinamicità dell’azienda. Mi ha invitato a Dumfries House per scoprire l’incredibile lavoro della Prince Foundation per promuovere l’educazione e la moda sostenibile”.

Dumfries House, risalente al XVIII secolo, è stata acquistata dall’erede al trono nel 2007, insieme a duemila acri di terreno. Carlo ha riportato la reggia ai fasti della sua epoca, recuperandone anche gli arrendi originali, con l’obiettivo di sostenere un’area economicamente depressa. Dopo la chiusura delle miniere a metà degli anni ’80 non si è avuta una vera conversione industriale, cosi il principe ha deciso di usare Dumfries per creare lavoro per la comunità locale. La vila è diventata il quartier generale della Prince Foundation, nata un anno fa per insegnare mestieri artigiani ai giovani. Offre corsi di ogni genere, dalla realizzazione di muretti in pietra ai tetti in paglia, e ancora giardinaggio, lavorazione de legno, agricoltura, wellness e appunto sartoria. “Mentre ero lì, il principe mi ha chiesto un’idea per fare rinascere la locale manifattura della sartoria di lusso, le cui antiche competenze artigianali si stanno spegnendo. Ho pensato a un progetto che unisse le competenze italiane nel design e le capacità artigianali della Scozia. Ho voluto mettere al centro la sostenibilità, la valorizzazione della manodopera dei due Paesi, la qualità dei capi naturali ispirandomi all’impegno del principe Carlo, che da oltre quarant’anni è un attento sostenitore dell’ambiente”. Per la prima volta gli artigiani tessili locali non si sono limitati a imbastire kilt e sferruzzare sciarpe in tartan, cioè i tipici souvenir per i turisti, ma hanno aggiunto le competenze tecniche dei designer di Milano e soprattutto la tecnologia del centro studi di Yoox Net-A-Porter, che attraverso un sistema di analisi delle informazioni identifica gli abiti, i colori, i modelli più amati dai clienti.

Cosi lo scorso anno ha preso il via il progetto The Modern Artisan. “Prodotti disegnati in Italia, fatti a mano in Inghilterra. Sono coinvolti sei studenti del Politecnico di Milano, un’università d’eccellenza nell’ambito del design di moda, e un gruppo di studenti inglesi con alte competenze sartoriali. Questa collaborazione, che celebra l’unione tra l’artigianato e il design, è guidata dai big data e all’insegna di una produzione sostenibile di alto livello. L’obiettivo è creare un modello di artigianato moderno, che all’esperienza della tradizione aggiunge l’analisi dei dati digitali e l’intelligenza artificiale, dal ruolo fondamentale nel progetto The Modern Artisan, un mix di tecnologia e moda”.

Alice D’Andrea, Andrea De Matteis, Andrea Parolini, Francesca Galloni, Giulia Albini e Lorenzo Lanari sono i sei designer del Politecnico che hanno analizzato i preziosi dati forniti dall’ufficio studi di Yoox Net-A-Porter, in grado di decifrare i gusti e i desiderata di chi compra attraverso i siti di e-commerce del gruppo. Hanno quindi realizzato la collezione, ispirandosi anche ai disegni di Leonardo Da Vinci, per poi condividerla con i sei artigianati scozzesi: Nicole Christie, Graeme Bone, Tracey Whalen, Brianna Mills, Gillian Martin, Jilian Halfpenny. “La collaborazione è stata fondamentale, ci ha permesso di capire come adattare il disegno in funzione della manifattura”, spiega Andrea. Il contenuto della capsule collection di abiti invernali targata The Modern Artisan, in vendita da giugno, sarà composta da avvolgenti cappotti deluxe, tailleur, blazer, tutti segnati da un elegante minimalismo milanese, che sposerà tessuti made in Britan tra cui lana, tweed, cashmere, con un’attenzione alla produzione sostenibile ed etica, come la seta organica proveniente da bachi non trattati e i bottoni di corno “recuperati” da vacche sacre dell’India (una volta decedute naturalmente).

Andrà in vendita in concomitanza con il ventesimo anniversario del gruppo fondato da Marchetti, e sarà disponibile sulle quattro piattaforme del Gruppo (Net-A-Porter, Mr Porter, Yoox e The Outnet). Tutti i profitti della vendita saranno devoluti alla Prince Foundation, e investiti in progetti analoghi. La collezione sarà esposta a Venezia alla mostra Homo Faber, organizzata dalla Fondazione Michelangelo e dedicata alla maestria e artigiana europea. “Tra me e il principe Carlo c’è una stima reciproca che ci permetterà di confrontarci anche in futuro. A entrambi piacciono i progetti sul lungo termine. Ed entrambi crediamo fermamente nella formazione dei giovani talenti. Con il progetto abbiamo dato la possibilità alle nuove generazioni di esprimersi su una collezione di lusso di alto livello, insegnando il valore della produzione sostenibile. Continueremo su questa strada, perché abbiamo il dovere di incoraggiare i giovani a intraprendere carriere gratificanti e a pensare in grande. Ho notato un vero entusiasmo da parte degli studenti, soprattutto perché al centro c’era il tema della sostenibilità. Questo conferma che la visione del mondo di questa generazione favorirà un cambiamento positivo”.

Pubblicato su D La Repubblica

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