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Collection of articles and interviews with Federico Marchetti
Corriere della Sera
Marchetti, Cucinelli e gli altri «amici di moda» di Re Carlo pioniere green
di Enrica Roddolo
Federico Marchetti (fondatore di Yoox Net-a-porter): «Lavoro con Carlo da 5 anni, ama i fatti e ci scriviamo lettere, niente email». Cucinelli: «A palazzo abbiamo discusso dell’Himalayan Regenerative Fashion Living Lab che stiamo conducendo insieme». Servente: «Il primo incontro nel 2010, grazie alla lana»
«Re Carlo? Lavoro con lui da cinque anni ormai, è una persona autentica, che ama i fatti. Ci scriviamo delle lettere per fare il punto del lavoro, più che mandare e-mail. E a Buckingham Palace giorni fa quando l’ho incontrato al ricevimento per la biodiversità gli ho presentato i primi risultati dell’Himalayan Regenerative Fashion Living Lab, il progetto di ricostruzione di terre degradate dell’Himalaya per recuperare abilità tessili locali e aiutare le comunità locali. Ma c’è un altro incontro a Buckingham palace che non dimentico, a novembre 2022, io e lui davanti a un té», dice al Corriere Federico Marchetti, fondatore di Yoox Net-a-Porter.
Soprattutto, Marchetti è l’italiano che guida la Fashion task force della Sustainable Markets Initiative lanciata da Carlo I II per coinvolgere nel suo progetto sostenibile, varie industrie in modo trasversale, dalla moda alla finanza. Come è iniziato il contatto con l’allora principe di Galles? «Con un mio progetto, Modern Artisan, invito a una moda sostenibile di sapienza artigianale e dove si applicava l’idea di un passaporto digitale che avevo sperimentato con Yoox. Alcuni anni dopo il principe mi propose di guidare la task force moda della sua Sustainable Markets Inititive».
Perché proprio a lei? «Me lo sono chiesto per primo. Chissà, forse è per la mia indole di sperimentatore. In fondo, pure lui che iniziò a parlare di sostenibilità più di 50 anni fa, è stato un grande innovatore e ha questa indole da pioniere. E poi...». E poi? «Poi è un uomo che ama l’azione, e apprezza che alle parole si dia seguito a progetti, iniziative concrete».
Mi dica del tea time a due a palazzo, cosa vi siete detti? «Beh intanto confesso che dopo ho telefonato a mia madre “indovina con chi ho preso il tè oggi? - sorride Marchetti —. Per un’ora abbiamo fatto il punto dei progetti sostenibili (Marchetti è anche nel board della Princes’ Foundation e dei giardini di Highgrove la tenuta del cuore di Carlo, ndr.). Poi gli avevo portato un libro regalo di compleanno e abbiamo parlato di talia, dall’olio di oliva a Leonardo. Dovevamo anche andare assieme in Romania un anno fa ma poi...».
Con Marchetti, alla reception a Buckingham Palace durante la quale il Re ha aperto le porte a imprenditori assieme a delegazioni di indigeni dell’Amazzonia, un vasto pubblico con cui discutere di biodiversità (durante la reception il capo degli indigeni dell’Amazzonia, Domingo Peas, li ha donato una collana simbolica intrecciata con elementi della natura), c’era un altro italiano della moda, Brunello Cucinelli. Che ha postato la foto con un tweet. «Cucinelli l’ho coinvolto nella task force del Re e con lui altre maison italiane a partire da Giorgio Armani e poi realtà internazionali dalla Francia alla Germania, e ovviamente al Regno Unito con Stella McCartney», spiega Marchetti.
La Brunello Cucinelli ha finanziato il progetto Himalaya: nell’Est dell’Himalaya si è puntato sull’agricoltura rigenerativa, con la piantumazione di un milione di alberi, mentre a Ovest si è lavorato sull’allevamento. Cucinelli ha detto alla Fashion week di aver «incontrato il principe al G20 nel 2021. E a Natale il re Carlo mi ha mandato gli auguri, gli ho risposto con una lettera che lo ha commosso: gli ho scritto che è stata una grande fonte di ispirazione perché è sempre elegantissimo e perché è stato il primo a parlare di sostenibilità».
Ma c’è un altro italiano «di moda» molto vicino al Re. E alle sue battaglie per una moda sostenibile: Fabrizio Servente, presidente italiano della Campaign for Wool di cui Carlo è patrono. «E temevamo che diventando Re avrebbe subito lasciato l’incarico per concentrarsi sul ruolo istituzionale, ma l’ha tenuto - racconta al Corriere Servente —. Il fatto è che ha una grande passione per le sue battaglie. Della moda pensa alla sostenibilità ma è anche un uomo molto elegante. E poi ha quello humour delle persone davvero intelligenti, Ricordo la prima volta che gli chiesi se potevo fare una foto con lui mi disse “davvero? Sicuro di volere una foto con me?”. E poi nessuno è puntiglioso, attento ai dettagli come Carlo».
Quando vi siete conosciuti? «Molti anni fa, nel mio ruolo per Woolmark (il progetto a sostegno della lana australiana): al tempo si decise che il sostegno alla lana come materia prima di moda tutta naturale, con la Campaign for Wool, non poteva fermarsi ai confini del Regno Unito ma dovesse abbracciare anche i Paesi del Commonwealth: alla Wimpole Estate vicino a Cambridge nel 2010 l’incontrai così la prima volta per parlare dell’allargamento della campaign for Wool all’Italia», spiega Servente.
In Sala Bianca a Pitti anni fa, proprio per la Campaign for Wool, Carlo incontrò Claudio Marenzi e Raffaello Napoleone (Pitti Immagine) con Gaetano Marzotto, Carlo Capasa (Camera della Moda), Paolo Zegna, Ferruccio Ferragamo, Ercole Botto Poala, Alessandro Barberis Canonico e Pier Luigi Loro Piana. Con la sua «battaglia per la lana», Carlo è stato forse il primo a capire che sostenibilità vuol dire anche vestire in modo green: sfuggire le seduzioni delle fibre di sintesi, poco costose e perfette per il fast fashion. Ma deleterie per il futuro del pianeta. E restare invece fedeli alla lana che Carlo negli anni ha provato a «seppellire» nel giardino di Clarence House (per dimostrarne la biodegradabilità) e a incendiare (per provarne le qualità ignifughe).
Il resto lo fa la disponibilità del nuovo Re ad ascoltare, come mi ha spiegato Sir Peter Westmacott, che con Carlo ha lavorato. «Ha un approccio caldo, partecipe di quanto ascolta dalla gente. Ed è soprattutto capace di coinvolgere.» In effetti il suo talento di networker è indubbio: è il segreto dietro al progetto della Sustainable Markets Initiative chiamando a raccolta Ceo di grandi gruppi attorno all’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2.
Pubblicato su Corriere.it