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Collection of articles and interviews with Federico Marchetti
La Repubblica
Marchetti: “Scarpe vecchie e poche chiacchiere. Carlo re della sostenibilità”
di Eva Grippa

L’annuncio dell’acquisizione di Versace da parte del Gruppo Prada arriva mentre re Carlo III è in Italia. Nella basilica di San Vitale a Ravenna, precisamente, dove a fargli da guida è il ravennate Federico Marchetti, imprenditore fondatore di Yoox in cui il re ha visto un alleato strategico per affrontare le sfide ambientali nel mondo della moda. Quale sia il nesso tra le due notizie, forse sfugge; la risposta sta nella serata che ha visto sedere allo stesso tavolo Patrizio Bertelli e Donatella Versace, circa due mesi fa, organizzata proprio da Marchetti in veste di membro del consiglio di amministrazione della King’s Foundation. In tavola non c’era un accodo, bensì un menù Km zero, servito nel corso di un Italian Dinner organizzata nella tenuta reale di Highgrove per discutere di slow food e slow fashion.
«Li avevo invitati io», racconta l’imprenditore, che dal 2021 guida la Fashion Task Force, gruppo di lavoro creato su iniziativa di Carlo che coinvolge grandi nomi dell’industria globale con l’obiettivo di trasformare le filiere produttive in chiave sostenibile e responsabile. Ne fanno parte brand italiani come Prada e Cucinelli, invitati alla serata insieme a “amici” come appunto Donatella Versace e Renzo Rosso.
Mentre lei e Sua Maestà ammiravate i mosaici bizantini, il gruppo Prada ha comunicato l’acquisizione di Versace. Come legge la decisione?
«In modo positivo. Ho molta stima del Gruppo Prada, entrato a far parte della Fashion Task Force nel febbraio 2024. Credo che al di là del successo, perché è chiaro che vi siano visioni diverse, ci siano anche dei valori comuni. Le differenze rendono più stimolante il lavoro. Non si tratta solo di loghi, tra Versace e Prada non manca l’identità, perché una finirebbe per disperdersi nell’altra, ma di visioni complementari per provare ad avere una filiera diversa, con una visione d’insieme. La diversità è un valore».
Uno dei tanti che lei condivide con il sovrano. Chi è, per Carlo III?
«Definirmi “amico” è una parola grossa. Preferisco i termini usati da Sua Maestà nel presentarmi a Mattarella al mio arrivo al banchetto di stato, il 9 aprile scorso: “My italian secret weapon”, la mia arma segreta italiana».
Nella sua autobiografia definisce il suo metodo d’azione: “Una tessera alla volta, avendo chiara la visione d’insieme”. Pensa che sia lo stesso per Carlo?
«Mentirei se dicessi che è così. Non saprei. Di certo rifletto il susseguirsi di incarichi che mi ha affidato: Modern Artisan, la presidenza della Fashion Task, il posto nel consiglio di amministrazione della King’s Foundation e poi nel board di Highgrove House. È soddisfatto dei nostri progetti, come quello che ha portato Armani a coltivare cotone in Puglia secondo pratiche di agricoltura rigenerativa».
Il vostro rapporto è nato parlando di scarpe vecchie, quando al primo incontro avete scoperto che entrambi calzavate accessori ultradecennali. Cosa continua a unirvi, oggi?
«Una progettualità basata sull’azione. Al re non piacciono le chiacchiere, ma i professionisti che fanno quello che promettono di fare. Poi, gli diletti: Carlo ha iniziato a parlare di sostenibilità nel 1970, quando io ero appena nato. È lui, il vero pioniere».
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